Calcio e encefalopatia traumatica cronica: la morte del calciatore Keith Pontin

La CTE non riguarda solo gli sport violenti

17/02/2021 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Keith Pontin era uno stopper, veniva dal villaggio gallese di Pontyclun, ottomila abitanti. Era nato nel 1956, e' morto la scorsa estate, il due agosto. Non ha avuto una carriera importante, non ha giocato all'estero e neppure nella First Division inglese (quella che nel 1992 divento' la Premier League). Inizio' nel 1976 col Cardiff City, con cui gioco' 193 partite, passo' poi al Merthyr Tydfil nel 1983, gioco' un numero imprecisato di partite, e due anni dopo si trasferì al Barry Town, squadra semi-professionale, dove gioco' 189 partite segnando 15 goal e lasciando un eccellente ricordo, tanto che in occasione della sua morte una persona vicina alla squadra lo definì "una giocatore come una Rolls Royce", per evidenziare la differenza di qualità rispetto agli altri giocatori semi-professionisti. Si ritiro' nel 1991.

Se non e' stato un giocatore cosi' memorabile, perché parlarne, allora?

Perché nel 2015, a soli 59 anni, a Pontin venne diagnosticato il morbo di Alzheimer, e la sua famiglia - e un articolo del Guardian mettono in relazione quella diagnosi, e la morte precoce di Pontin a 64 anni, con gli infiniti colpi di testa dati in quindici anni giocati da difensore centrale, in campionati in cui il gioco aereo era ed e' tuttora importantissimo.

La famiglia del calciatore ritiene che quei colpi di testa - e gli accidentali scontri testa a testa con altri giocatori - abbiano causato delle commozioni cerebrali, causando quindi encefalopatia traumatica cronica (CTE), una patologia di solito associata solo agli sport di contatto (in primis il football americano).

L'encefalopatia traumatica cronica (Chronic traumatic encephalopathy, da cui CTE) e' una degenerazione cerebrale causata dalle commozioni cerebrali. I suoi sintomi sono suddivisi in quattro fasi, e tendono a manifestarsi una decina di anni dopo ripetuti traumi cerebrali:

  1. Confusione, disorientamento, capogiri, mal di testa.
  2. Perdita di memoria, comportamenti impulsivi e problemi dei processi decisionali, alterazioni della personalità.
  3. (e quarta fase) progressiva degenerazione delle funzioni mentali, tremori, atassia (perdita della coordinazione muscolare), disartria (legata all'atassia, è la difficoltà nel pronunciare le parole per via della perdita di controllo dei muscoli utilizzati per il linguaggio), ipomimia (limitazione della capacita' di mutare espressione facciale), disordine dell'integrazione delle percezioni, depressione, ideazione suicidaria.


A chi segue il football americano verrà immediatamente in mente un nome: Junior Seau. Seau e' stato un eccellente e amatissimo giocatore difensivo dei San Diego Chargers, Miami Dolphins e New England Patriots. Si ritiro' nel 2009, a quarant'anni, e si suicido' nel 2012. L'analisi del suo cervello post-mortem rivelo' tracce di encefalopatia. E questo e' forse il problema maggiore nell'identificazione della CTE: la diagnosi definitiva avviene solo con l'autopsia.

Prima di tornare a parlare di calcio e CTE, ecco un ultimo dato, proveniente da una ricerca della Boston University, basata sull'autopsia del cervello di 202 ex giocatori di football americano. 177 ex giocatori avevano l'encefalopatia traumatica cronica. In dettaglio:


Personalmente, le ultime due cifre sono quelle che mi preoccupano di più: le commozioni cerebrali causano danni permanenti (seppur meno gravi) già negli studenti universitari e delle scuole superiori, che hanno quindi giocato un numero minore di anni rispetto ai giocatori professionisti.

Torniamo al "nostro" calcio, quello con la palla sferica, quello in cui non ci si prende a testate (cosa vietata nella NFL, ma che succede spesso). Quello di Keith Pontin non e' un caso isolato, anche se gli studi italiani in proposito sembrano pochi (perlomeno quelli incentrati sui calciatori affetti da CTE).

Nel 2012 il calciatore Patrick Grange (29 anni) mori' per le conseguenze della sclerosi laterale amiotrofica; l'autopsia rivelo' tracce di encefalopatia nel suo cervello. Un articolo di ABC News cita la sua predilezione per il gioco aereo (quindi i colpi di testa) e cita le parole del dottor Michael Lipton dell'Albert Einstein College of Medicine alla Yeshiva University di New York. Lipton ha studiato per anni gli effetti dei colpi di testa dei calciatori:

La maggior parte dei colpi di testa avvengono durante gli allenamenti. Loro (i giocatori - NDR) colpiscono la palla più e più volte.


Il dottor Lipton dice di aver parlato con calciatori che hanno provato nausea, confusion e perdita parziale e temporanea dell'udito durante un'allenamento per i colpi di testa.

(I giocatori - NDR) ti diranno che hanno manifestato sintomi di commozione cerebrale legati al colpire di testa, durante quegli allenamenti.


E ancora:

La cosa che e' unica, nel calcio, e' che i giocatori lo fanno (colpire di testa - NDR) ripetutamente.


Ci sono voci discordanti, come prevedibile visto che la ricerca sul legame tra encefalopatia traumatica cronica e sport e' ancora agli inizi. Una ricerca della Colorado School of Public Health presso la University of Colorado conclude che sono i scontri accidentali tra le teste dei giocatori, e non i colpi di testa al pallone, la causa principale delle commozioni cerebrali, e che pertanto vietate i colpi di testa - ipotesi ventilata negli Stati Uniti - non sarebbe una soluzione efficace per proteggere la salute dei calciatori.

Non abbiamo soluzioni. Ci auguriamo solo che il caso di Keith Pontin, come quello degli altri calciatori che hanno sviluppato sintomi della CTE, spingano ad approfondire le ricerche in questo settore.



Argomenti: calcio, salute

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